Quando hai la fortuna di vivere campagna il ritmo del tempo che passa lo puoi leggere in natura. Sai che è inverno dall'odore della terra bagnata, che è primavera dai boccioli sui mandorli, che è estate dal canto di cicale e grilli, che è autunno dal rumore dei bastoni che battono sugli olivi.

Eh sì, questo è il ricordo che ho dell'autunno: quando ero bambina e abitavo in campagna già di buon ora si spandeva nell'aria il rumore che producevano le mazze di legno sulle chiome degli ulivi durante la bacchiatura. E quando arrivava la domenica e la scuola era chiusa era una festa per i bambini poter partecipare a quel rituale visto fare ai contadini, di stendere le reti in modo ordinato sotto gli alberi per raccogliere le olive. Le nostre reti erano verdi ma ce n'erano anche di arancioni o color nocciola nelle altre campagne. Anzi, ero affascinata dai loro colori, ricordo che le cercavo anche quando ci spostavamo per i viaggi verso Foggia o verso Rodi nelle campagne garganiche. Ad esempio ricordo che verso Rodi le reti erano quasi sempre color nocciola ed erano stese in modo stabile su tutto il terreno e non solo sotto gli alberi ai quali si lavorava. Serviva a raccogliere le olive che buttava giù il vento nei giorni che prevedevano la raccolta e perderne il meno possibile, mi spiegava mio padre.
Sotto le chiome degli ulivi in autunno c'è un bel fermento: le olive sono ormai mature e i contadini che si affaccendano a raccoglierle per trasformarle in olio.

Era bello raccogliere le olive nei giorni in cui non c'era scuola. I bambini avevano un ruolo specifico: poiché a loro era vietato arrampicarsi sulle scale di legno appoggiate tra tronchi e rami o usare le mazze per la bacchiatura, risultavano invece fondamentali per "pettinare" coi rastrelli i rami più bassi.

Nonna mi diceva che dovevo fare proprio come i capelli delle bambole, partire dall'alto verso il basso e far cadere le olive sulle reti, stando attenta a non pestarle.
Bellissima quella sensazione, anche adesso che sono grande!
Poi i grandi radunavano le olive raccolte tutte su un'unica rete, e mentre loro si spostavano a sistemarle sotto un altro albero noi bambini dovevamo ripulire le foglie. Forse quello era un lavoro un pochino più noioso perché pareva non finire mai. Ma c'era sempre la supervisione di una nonna o una mamma, che nel frattempo ti raccontavano favolette o aneddoti legati alle precedenti raccolte o addirittura alle raccolte di quando erano piccole loro.

La raccolta delle olive adesso è resa più veloce da mezzi a benzina, tipo le "paperelle", che, montate su lunghi bastoni metallici, scrollano i rami con due simil rastrelli che ritmicamente si muovono in alto e in basso, come il becco delle papere. Ma nei tempi andati durava mesi, anche oltre Natale. Ecco, uno dei racconti di nonna sotto gli alberi, durante la raccolta, riguardava proprio l'organizzazione del lavorio delle donne, che per ritagliarsi di riposo i giorni festivi sul calendario, raccoglievano a tentoni le olive, anche una volta calato il buio. Non si perdeva tempo allora, il tempo speso bene, e quindi produttivo, era quello nei campi. Il recupero delle olive cadute prima che le reti venissero stese era un compito delle donne che le radunavano nel grembiule tenuto a sacco o nei cestini di vimini. Tra di loro nascevano gare, o addirittura invidie, per chi riempiva di più il grembiule o il cesto.
Il pranzo era frugale, si consumava sotto gli alberi:un tozzo di pane bagnato con i pomodori, un pezzo di formaggio, frutta. Ogni anno con l'autunno, il passato ritorna.
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