Stanchi del freddo e della stagione invernale? Da qui in poi non potrete piu lamentarvi ..
La piu' bella stagione dell’anno è finalmente arrivata!
La primavera è quella più dolce e amata, con il suo arrivo, ci regala un sole caldo e un cielo azzurro, facendo rinascere la terra, e con essa i fiori e i mille colori di cui si vestono. Al risveglio della natura, corrisponde uno stato d'animo gioioso e pieno di serenità.
La primavera a Vieste è la stagione delle feste che onorano i santi protettori della città.
La prima è quella introdotta dai Bizantini, coincidente con la fiera del bestiame, e cade ogni anno il 23 Aprile e onora San Giorgio martire, il Santo cavaliere difensore del bene e che lotta contro il male.
La leggenda narra di un dragone che usciva dalle acque del lago e si avvicinava alle mura della città, portandovi morte. Per tenerlo lontano, gli abitanti sorteggiavano dei giovani da dare in pasto alla bestia. Un giorno, toccò in sorte alla figlia del re. Ma, Giorgio ingaggiò col drago un furioso combattimento e lo uccise, salvando la principessa da sicura morte e la città dall’asservimento. In cambio della liberazione raggiunta, Giorgio chiese al popolo della città di credere in Cristo e di farsi battezzare.
Alle 7 di prima mattina, con gli spari dei mortaretti, ufficialmente si apre la giornata dedicata al patrono della città.
Con la festività di San Giorgio martire, siamo entrati nella grande festa della nostra Madonna di Merino. Come di tradizione vengono portati in processione tra i vicoli del centro storico di Vieste i due simulacri S.Antonio e S.Giuseppe dalla chiesa S.Francesco alla Basilica Cattedrale, che faranno da cornice al grande trono preparato per la Vergine Maria.
Dopo la benedizione, la statua del Santo parte dalla cattedrale di Vieste e viene portata a spalle per le vie della città, fino alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, un tempo chiesa di campagna ex voto.
Era usanza preprarare per i bambini che si recavano alla collina “u mugghjie”, cestino con dentro pane con la frittata, le uova sode simbolo di vita e di rigenerazione, la lattuga, le fave tenere (vng’l), noccioline e i taralli n’glepet (con glassa di zucchero), che venivano consumati dai giovani ancor prima dell’arrivo del Santo, il vestito e le scarpe nuove erano di buon auspicio per dare inizio alla primavera.
La tradizione di preparare le cibarie per lo spuntino mattiniero è stato sostituito dalla sagra della frittata, preparata per ricordare l’offerta al Santo da parte di un povero che non aveva nulla da offrire.
La festa si sposta, nel pomeriggio sulla Spiaggia di Pizzomunno (sciale castidd), dove viene realizzata la tradizionale corsa dei cavalli senza sella, questa competizione vede i partecipanti sfidarsi tra acqua e sabbia per ottenere il tanto desiderato primo premio, il ritorno trionfante del cavallo vincente accompagnato da una folla di gente e allietata dalle musiche della banda.
A concludere il tutto, infine, ci sono i maestosi fuochi d’artificio, capaci di impreziosire la giornata che merita di essere vissuta almeno una volta nella propria vita.
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